Romagna, l’Appennino oltre la spiaggia
A cura di Luca Onofri
La Romagna non è solo spiaggia. E questo risulta poco scontato anche per gli stessi Romagnoli. La Romagna, regione storico-geografica non definibile dagli attuali confini politici, comprende un’ampia fascia appenninica, che si sviluppa dall’Alpe della Luna (AR), sino al Passo della Futa (FI). Col libro La spada, la croce, il giglio. L’Appennino romagnolo nel Medioevo e in Età Moderna, edito da Il Ponte Vecchio, abbiamo cercato di proporre un ideale itinerario cronologico e geografico, alla scoperta di una terra di confine, ricca di cultura, tradizioni e memoria.
Sfogliando le 224 pagine del libro si potrà viaggiare fra le cime rocciose del Montefeltro, custodi di secoli di storia, a cominciare dalla Tarda Antichità, quando dalla Dalmazia giungono due scalpellini di nome Marino e Leone. Gli occhi di costoro rimangono ammaliati dai picchi aguzzi di questa parte di Romagna e la eleggono come luogo in cui condurre una vita ascetica che li renderà i santi più venerati ancor oggi fra quelle montagne. Nella stessa area, però, il lettore potrà incontrare anche personaggi del tutto diversi, ovvero la famiglia feudale dei Montefeltro. Fedeli all’ideale imperiale, costoro costruiscono un dominio “di frontiera”, fra Marche e Romagna, dando prova di grande prospettiva militare e politica. È il caso di Guido di Montefeltro, reso immortale quale protagonista del canto XXVII dell’Inferno da Dante, che ricorda la sua strepitosa vittoria contro i guelfi e i Francesi alla testa dei ghibellini forlivesi nel 1282.
Proseguendo il viaggio fra le pagine del volume, si arriverà presso l’Alpe di San Benedetto, con le sue irsute cime ricoperte di faggi, fra i quali svettano le mura di antichi monasteri. Fra di essi non si potrà fare a meno di soffermarsi sulla suggestiva abbazia di San Benedetto in Alpe, la cui fondazione nell’XI sec. pare addirittura preceduta da più antiche comunità sparse di asceti. Qui san Romualdo tenterà di mettere in pratica uno dei suoi esperimenti di riforma della vita monastica, spesso poco organizzata e dimentica degli obblighi spirituali, prima di recarsi fra i verdeggianti pendii del Casentino, dove darà vita al suo più grande successo, fondando il celebre Eremo di Camaldoli (AR). Passando nella valle limitrofa, un’altra tappa sarà l’affascinante Eremo di San Barnaba di Gamogna, fondato dal discepolo di Romualdo san Pier Damiani ed esempio di come la selvaggia solitudine delle montagne romagnole facesse sentire l’uomo più prossimo al divino.
Risalendo l’Appennino si arriverà a lambire la propaggine occidentale della Romagna, l’alta Valle del Santerno. Qui si potranno udire i colpi di piccone provenire dalle cave della pregiata pietra serena, il materiale che indubbiamente più di ogni altro ha saputo dare un’identità architettonica al nostro Appennino, partendo dalle semplici case coloniche, sino ad arrivare ai maestosi palazzi dei magistrati fiorentini. Sì, perché la storia di questa terra di confine è anche storia di conquista, di eserciti o emissari che giungono dalla Toscana per impossessarsi delle vallate romagnole, strategiche per il controllo dei commerci. Inizia così la storia di un dominio secolare e che trova la sua incarnazione nella medicea Terra del Sole, città-fortezza a ridosso di Forlì, o nella fortezza mai completata sul Sasso Simone (AR), entrambe volute da Cosimo I, nella cui epoca non pareva così difficile potersi impossessare delle fertili pianure romagnole.
Un viaggio fra signori feudali (“la spada”), monaci (“la croce”) e dominatori fiorentini (“il giglio”), in cui non mancano anche vicende legate alla quotidianità e alle tradizioni che per secoli hanno accompagnato la vita delle genti di montagna. Un libro che non solo vuole dare una rapida panoramica sulla storia dell’Appennino, ma che cerca di fornire uno stimolo per recarvisi e ricercarvi una Romagna autentica e lontana dagli stereotipi turistici.
Luca Onofri (a cura di), La spada, la croce, il giglio. L’Appennino romagnolo nel Medioevo e in Età Moderna, testi di Maria Sofia Celli, Luca Onofri, Ettore Povia, Francesca Ture, Cesena, Il Ponte Vecchio, 2021, pp. 224, euro 16
Foto di copertina tratta da: https://www.parcoforestecasentinesi.it/it/news/le-foreste-vetuste-e-sasso-fratino-miglior-cortometraggio-italiano-al-festival
Foto nel testo tratta da: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Sassofratino.jpg