Sul misurare la nostra terra
“A volte non ti sembra che abbiamo perso la misura?”.
Ti volti a guardare il tuo compagno di camminata appenninica.
“In che senso?” – gli chiedi.
“In una giornata si possono fare ventimila, trentamila passi. Venti chilometri a camminare di buona lena, trenta se sei molto allenato. E che porzione di territorio puoi vedere in venti chilometri? Apparentemente insignificante. In macchina ci metteresti un quarto d’ora, in treno anche meno, in aereo un nonnulla. E quei venti chilometri scomparirebbero dalla tua stessa consapevolezza. Scomparirebbero anche i fiori gialli delle lenticchie (un semplice flash dal finestrino), il profumo delle ginestre, le sfumature del nuovo fogliame che rinverdisce i fianchi dei monti, il sole sul sentiero, la fatica per arrivare, gli incontri, le greggi e il profumo del formaggio e quello del letame. I nostri stessi discorsi, queste inusuali domande”.
“Scomparirebbe la complessa geometria dei sentieri e delle antiche viabilità che collegano e collegavano borgate ora inabitate e casolari dominanti paesaggi definitivi nell’avanzare insesorabile della primavera. La complessità delle piccole cose, l’infinitamente piccolo, da guardare chinandosi sullo stelo che sorregge una nuova fioritura”.
“Quanto vale la complessità delle piccole cose?” – chiede ancora, a tradimento, l’amico camminatore .
“E quanto vale l’aver acquistato, grazie alla comunicazione globale, uno sguardo d’insieme, ma spesso spaesato e inane sulla complessità del mondo. Vale l’aver perso la capacità di vedere e di conoscere uno a uno i bivi e i crocicchi di questi venti chilometri percorsi a piedi stamattina, compresa la storia delle streghe che si piazzavano proprio lì? E vale, tutto questo credere di sapere le cose del mondo intero, la soddisfazione del pranzo che ci aspetta nella trattoria sotto il tavolo della quale potremmo finalmente sfilarci di nascosto gli scarponi? Mah!”.
Abbiamo misurato la nostra terra passo dopo passo e adesso non resta che misurare quanti bicchieri di rosso ci stanno in un fiasco di vino. Le risposte verranno dopo. Casomai.