E se sul sentiero dei Martani incontrate un regolo?
Le cose più interessanti sono quelle che vedi con la coda dell’occhio. Anche in montagna, dove di sicuro è pericoloso camminare senza fare attenzione a ciò che hai davanti ai piedi. Eppure se ti fermi qualche minuto in mezzo ai sentieri, magari ti può capitare davvero di vedere qualcosa di strano con la coda dell’occhio. Specie poi se qualcuno ti ha raccontato le storie dei monti Martani, ovvero delle antiche Terre Arnolfe.
Perciò ancora oggi camminare da Acquasparta, da Macerino, da Cesi, o da Firenzuola verso il cuore dei monti Martani riserva molte sorprese, tra boschi bellissimi, panorami stupendi, ma anche mazzamurelli, regoli e misteriosi cani bianchi.
Che i Martani siano terre di confine, una specie di isola in mezzo all’Umbria è abbastanza evidente, ma il fatto che siano anche terra di leggende, di esseri fatati e di paesi fantasma è poco noto ai più. In queste passeggiate perciò ci aiuta il lavoro di Filippo Filipponi, ricercatore serio, appassionato e rispettoso del territorio. In una sua pubblicazione “Indagine su una terra di confine” Filipponi ha riportato le interviste agli anziani che vivono sulle montagne dei Martani e che ricordano quando queste terre, ora in apparenza così abbandonate, erano popolate di gente, ma anche di spiriti, di superstizioni (termine da intendersi nel senso letterale, ovvero di superstite, sopravvissuto al tempo), di malocchi e di fatture. Che evidentemente dovevano essere pratica diffusa se negli statuti delle Terre Arnolfe del 1200 le fatture agli uomini e agli animali venivano punite severamente.
Dunque, se avete fatto gli scongiuri giusti, siete pronti a partire da Firenzuola, nell’estremo lembo della provincia di Terni, sul versante spoletino. Lasciandovi alle spalle il lago e la bella pieve di Santa Maria de Rupino, potete iniziare a salire per il sentiero nel fosso della Matassa. Il toponimo racconta di un luogo intricato, ma il percorso è comodo e salendo scopre bei panorami. A un certo punto vi troverete all’incrocio di due fossi. Qui c’era casa Ialli, raccontano gli anziani, e una grande quercia custodiva un tesoro in una grotta sotto le sue radici. Non provate a cercarlo perché del tesoro se n’è impossessato il diavolo e chiunque inizia a scavare viene colpito dai fulmini o scacciato da una tempesta immediata. Se poi proseguite nel percorso dovete stare attenti a strani animali. I primi sono i regoli, mezzi serpenti e mezzi draghi,temuti dai contadini, e il secondo è il solitario cane bianco, che ha a che fare con il demonio.
Superati questi ostacoli vedrete sopra la vostra testa lo scoglio di Scoppio e quel che rimane di uno stupendo piccolo paese oggi disabitato, al centro esatto dei Martani. Anche qui fate attenzione, perché si dice che le case abbandonate siano frequentate dai folletti locali, i mazzamurelli (a Cesi gli hanno perfino dedicato una via). Quasi sempre sono simpatici, seppur dispettosi e non saranno certo stati loro a vandalizzare il rifugio escursionistico dello Scoppio costruito con i fondi europei, oggi inutilizzabile. E non saranno purtroppo gli esseri fatati a ricostruirlo. Ma forse potrebbero ispirare qualcuno. Per dare l’opportunità a tutti di tornare a camminare e sostare a Scoppio ascoltando le mille storie di questa montagna spopolata e piena di segreti.
www.appenniniweb.it per Il Messaggero Umbria/11 – domenica 10 settembre 2017
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