Sempre proteggi la grazia del suo cuore
“Veramente proprio lì, ove si trova il nostro più grande terrore è anche la nostra speranza. Il destino è ancora appeso ad un filo, ma non è il momento di disperare, se riusciamo a resistere per poco tempo ancora”. (J.R.R. Tolkien)
Sei giovane e sei un piccolo allevatore, figlio di una famiglia di allevatori. Abiti in una frazione di Cascia, in montagna. Nel terremoto del 30 ottobre ti è crollata la stalla e molte vacche sono rimaste sotto. Alcune hanno avuto le zampe rotte, altre hanno abortito per lo spavento e lo stress dei giorni successivi. Hai la casa lesionata e inagibile. Hai dovuto abbandonare la campagna: quest’anno niente semina e niente mangime per le vacche rimaste vive.
Poi un giorno di febbraio arrivano quelli di Linea Verde il programma della Rai sull’agricoltura, che registrano una puntata sull’Appennino ferito e Patrizio Roversi ti mette un microfono davanti alla bocca. Tu non bestemmi, sorridi. E racconti che quelli della Protezione Civile, i Vigili del Fuoco e soprattutto qualche decina di vicini, ti hanno aiutato a mettere in salvo le vacche. Adesso le superstiti stanno dentro una tensostruttura che ti ha fatto costruire la Regione. Tu, invece, stai dentro un piccolo capannone che era la sede della Pro Loco con un’altra quarantina di compaesani. Lì ci sono i letti, allineati e senza divisori, a fianco della grande tavola dove mangiate tutti insieme. C’è anche un calcio balilla dove giocano i ragazzini.
Tu allora dici: “Adesso siamo tutti lì, in quello stanzone della Pro Loco, ma andiamo d’accordo. Parti da zero, dal nuovo, una cosa bellissima, tutti d’accordo, uniti. Prima non c’era questa armonia. Invece adesso sì e a me mipiace e vorrei che continuasse, per me e per i miei figli, perché è bello quando ti dai una mano con gli altri”. E ti brillano gli occhi. E l’intervistatore, cosa mai vista, con la mano che non regge il microfono, ti fa una carezza in testa.
Sempre proteggi la grazia del suo cuore.
Siamo stati pronti a marciare in difesa di una fabbrica. Lo saremmo per difendere le nostre montagne?
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