I segreti di Scilla
Dove finisce l’Appennino e dove inizia è questione da geografi, o da geologi. Capire che cos’è l’Appennino invece è faccenda un po’ più complessa.
Così se in una settimana te ne vai dalle Alpi a Capo Sud, da Arco di Trento a Scilla, ti viene inevitabilmente da pensare a quanto è lunga l’Italia. Pensiero banale. Poi provi a esserlo un po’ meno. Provi a guardare questo nostro Paese con gli occhi di un marziano (chissà quanti ne ha?) e pensi che sì, Rumiz c’ha proprio azzeccato.
Rumiz Paolo da Trieste, quello capace di tradurre i passi e le passeggiate in inchiostro indelebile, l’aveva detto e scritto: l’Italia è il Paese dei monti naviganti.
Sì lo è. Te n’eri accorto da piccolo quando guardavi l’atlante con lo stupore del bimbo, ne hai avuto conferma quando sei salito sui monti d’Appennino a cercare l’orizzonte del mare e finalmente hai fugato ogni dubbio tra la Statale Ionica e la Salerno-Reggio Calabria.
Da un mare all’altro qui, in fondo allo Stivale, ci vuole un attimo. Hai ancora nelle retine i riflessi dello Jonio e già strizzi gli occhi per un tramonto sul Tirreno. In mezzo cime e verde, gole e forre. Non sai più se sei sulla Sila o dalle parti di Rovereto.
Questa lunga spina dorsale, dalle Alpi fino a Reggio, passando per il Mugello, per il Verghereto, proprio sotto La Verna, guardando le montagne di casa, il Terminillo, i Sibillini e poi immaginando in lontananza Sua Maestà il Gran Sasso, la Laga, la Majella e giù per l’Irpinia dei Coppoloni, le dolomiti lucane, e ancora più a Sud – finalmente a chiudere – l’Aspromonte.
Tra leggere una cosa e provarla ce ne corre. Che queste montagne, che si rincorrono senza sosta in mezzo ai mari da Nord a Sud (o da Sud a Nord?), siano una catena lo sai, l’hai studiato a scuola.
Oggi sai pure che le catene servono a tenere insieme. A tenere unito quello che sta cadendo. E se al nostro povero Paese dovesse servire una catena per non venir giù, l’Appennino credo sarebbe disponibile.
Disponibile, se solo sapessimo interrogarlo e avessimo la pazienza di ascoltarlo, a restituirci un po’ di quell’antica sapienza che allontanandoci da lui abbiamo dimenticato, ma che fa parte del nostro Dna, da Nord a Sud.
E una volta tanto, una catena potrebbe restituirci la libertà. Te l’ha detto Scilla, alla fine dell’Appennino.
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